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Enea Melandri

martedì 19 luglio 2011

A Volte Ritornano

Arriverà oggi al preconsiglio dei Ministri la bozza a firma Calderoli di riforma costituzionale della struttura istituzionale dello Stato. 32 articoli che spaziano dalle lusinghe anticasta al potenziamento dei poteri del Presidente del Consiglio, fino all'impossibilità per il Parlamento di rimuovere l'esecutivo.
Si legge nella proposta Calderoli: “La riforma intende garantire una maggiore stabilità di Governo ed un rafforzamento del Premier, che assume la denominazione di Primo Ministro. La legge elettorale per la Camera dei deputati dovrà garantire la formazione di maggioranze solide. Il Primo Ministro sarà nominato dal Presidente della Repubblica sulla base dei risultati delle elezioni”. Inoltre, “il Primo Ministro nomina e revoca i Ministri, i Viceministri ed i sottosegretari”. Il premier “può richiedere al Presidente della Repubblica lo scioglimento della Camera dei deputati, anche indipendentemente dall’approvazione di una mozione di sfiducia “.
Intanto, il Premier, come figura dirigenziale del Governo, non esiste nell'ordinamento italiano, esiste il Presidente del Consiglio dei Ministri, che ne presiede ed amministra i lavori (ne parlo anche qui).
Già nel 2006, durante la XIV Legislatura, la maggioranza parlamentare che sosteneva il governo della Casa delle Libertà approvò un disegno di legge costituzionale concernente "Modifiche alla Parte II della Costituzione" che, nella parte riguardante la forma di governo, adottava il Premierato, che non si discosta molto da questa stesura. La riforma fu cassata da un referendum consultivo nello stesso anno; interessante notare come, nonostante non fosse necessario il quorum per questo tipo di consultazione, l'affluenza fu del 52,3%. Berlusconi risveglia la parte migliore di Noi.
Vi è poi la riduzione di circa il 47% dei Parlamentari: “da 630 deputati e 315 senatori si passa, rispettivamente, a 250 deputati e 250 senatori”. Il problema non è QUANTI sono in Parlamento, ma CHI sono... e qui si torna alla legge elettorale, anche quella a firma Calderoli.
Poteva forse mancare il Senato Federale? Certo che no: senatori eletti su base regionale contestualmente al rinnovo dei consigli.
Un'altra mistica da più parti richiesta è il superamento del bicameralismo perfetto, che in questa versione snellisce l'iter delle leggi, ma dà al Governo il potere di richiedere il voto della Camera (nel caso non gli andasse bene il testo approvato dal Senato, così alla fine è sempre lui che comanda, ndr).
Arriviamo alla 'sfiducia costruttiva', vero obbrobrio democratico del testo: “La riforma mantiene il rapporto di fiducia esclusivamente fra il Governo e la Camera dei Deputati . L’approvazione della mozione di sfiducia non comporta lo scioglimento necessario della Camera dei Deputati. Infatti, è possibile che il Presidente della Repubblica, sulla base dei risultati delle elezioni, nomini un nuovo Primo Ministro oppure che la Camera dei Deputati stessa, nell’ambito della medesima maggioranza, individui un nuovo Primo Ministro”. La riforma contiene anche una sorta di meccanismo anti-ribaltone in quanto la mozione per la designazione di un nuovo premier deve essere approvato dalla maggioranza assoluta e deve essere conforme a risultato delle elezioni.
Maliziosamente, direi che si voglia stavolta aumentare il potere del Presidente della Repubblica sperando in un salto della quaglia del Cavaliere: della serie 'visto che non ho più consenso nel Paese, mi faccio eleggere direttamente dai miei mercenari al Parlamento e da lì poi comando lo stesso'.

Qualche spunto interessante c'è, ma nel suo complesso si tratta della solita riforma di matrice berlusconiana verticistica ed accentratrice, e non può trovare il mio favore.

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