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Grazie e Buona Continuazione

Enea Melandri

giovedì 30 dicembre 2010

I Valori Cristiani passano per le Luminarie

Succede a Porto Mantovano (Mn), dove il Comune ha disposto di non installare le luminarie per le prossime festività natalizie, col fine di poter sostenere le proprie famiglie più bisognose colpite dalla crisi.
E scatta la protesta leghista.
Il gruppo locale del partito è insorta: "Non siamo un paese islamico. Esigiamo il rispetto dell'identità cattolica e cristiana. E' una grave offesa". Il segretario Bruno Cortesi ha affermato che vuole impedire che “le nostre tradizioni vengano minate in virtù di uno strano concetto di democrazia”.
La finanza pubblica dovrebbe sempre assumersi l’impegno etico di adottare politiche di giustizia distributiva, che pongono doverosamente in secondo piano il finanziamento di voci ludiche o estetiche, d’intrattenimento ed improduttive; è moralmente (non mi piace questa parola, perchè ritengo che la morale sia personale, ma in questo contesto credo lecito usarla) e politicamente assurdo privare un essere umano di un pasto in favore degli addobbi natalizi cittadini.
Credo che "l'identità cattolica e cristiana" rivendicata dai leghisti (che peraltro ricordavo dicessero di avere origini celtiche), passi più per un'esigua rinuncia da parte della collettività in favore di altre persone in difficoltà, che per delle futili intermittenze colorate.

A tal proposito, torna utile la definizione di 'società aperta' data dal filosofo francese Henri Bergson: (la società aperta) "è caratterizzata dal dinamismo, in cui il sentimento prevalente è l’amore dell’umanità, dove predominano lo slancio e l’iniziativa degli individui e si sviluppa una vita multiforme, ricca, perennemente sollecitata a progredire, aperta allo sviluppo non solo di singoli individui o comunità, ma dell’umanità intera."

mercoledì 29 dicembre 2010

Onorevoli Puttane

Non trovo termine migliore per descrivere lo scambio di favoritismi che ha seguito a votazione sulla fiducia che il Parlamento ha accordato di nuovo al Presidente del Consiglio il 14 dicembre.
Ad esempio, una delle norme più contestate del Ddl Gelmini consentirebbe agli atenei digitali di essere equiparati agli atenei ordinari, sebbene privati. Guarda caso uno di essi è posseduto un parente di queli che hanno salvato Berlusconi. Parliamo di Catia Polidori.
Un ‘aiutino’ che ha un solo beneficiario, secondo Tocci, deputato del PD: “Il Cepu, che così potrebbe entrare nel sistema universitario, trasformando E-Campus in università non statale autorizzata a svolgere sia didattica a distanza che tradizionale”. Il Cepu ha amici potenti, così come altre università come la San Raffaele di Roma: azionista di controllo è la famiglia Angelucci, ma tra gli azionisti ci sono anche la Fininvest e il gruppo Mediolanum: realtà proprietarie o comunque molto vicine al Cavaliere. Luca Barbareschi, finiano, ha commentato: “Persone come la Polidori è meglio perderle per strada. Ieri aveva confermato il no alla fiducia e poi stamattina ha detto che aveva problemi con il Cepu. Ma vi rendete conto che cosa sta succedendo? Siamo alla corruzione di pubblico ufficiale. Sappiamo per certo che la Polidori ha ottenuto rassicurazioni che la favoriscono”.

Ma non è l'unico caso, anche la Südtiroler Volkspartei ci guadagna dal non aver votato la sfiducia: i deputati Karl Zeller e Siegfried Brugger hanno incontrato il Ministro Fitto, e discusso di gestione del Parco dello Stelvio, ma anche dell’abolizione del controllo preventivo da parte della Corte dei conti, la stabilizzazione del personale di polizia (per la Svp chi viene assunto nel contingente bilingue non deve più essere trasferito), l’introduzione dell’obbligo di un esame di terminologia giuridica tedesca da parte degli uditori giudiziari e la possibilità per chi si iscrive a un concorso di presentare la dichiarazione etnica anche se si tratta di cittadini italiani non residenti o comunitari.
Non a caso il ministro Maurizio Gasparri ha ringraziato per prima cosa la Svp citando il suo non voto come segno di sostegno al governo; dal 94 ad oggi, mai la Svp aveva votato a favore di Berlusconi, neanche su norme legate al federalismo fiscale.
Quantomeno strano che, dopo anni di guerre, dovute soprattutto alle posizioni di Giulio Tremonti, che da tempo desidera chiudere i rubinetti milionari alle province autonome di Trento e Bolzano, il partito altoatesino abbia deciso di cambiare registro.

lunedì 27 dicembre 2010

Un Nuovo Fondo per il Cinema ...tsk!

Parliamo del Decreto Milleproroghe, approvato il 22 dicembre scorso.
Gli incentivi al cinema vengono prorogati fino al 2013, ma la copertura sarà assicurata da un sovrapprezzo che pagheranno - indovinate un po' - i cittadini. Per il triennio 2011/13 è istituito, infatti, per “l’accesso a pagamento nelle sale cinematografiche o in altri luoghi per assistere a spettacoli cinematografici, un contributo speciale a carico dello spettatore pari a un euro, da versare all’entrata del bilancio dello stato”.
Visto come si aiuta la cultura? Una nuova tassa, un nuovo FONDO (una di quelle paroline magiche che danno sicurezza al popolo bue), gestito dall'idiota perfetto, l'Onorevole Bondi.

Ovviamente, da buon pargolo berlusconiano, il Ministro dei Beni Culturali ha subito provveduto a smentire tutto.

sabato 25 dicembre 2010

Inadatti al Ruolo

Nei mesi scorsi, si sono susseguiti i tentativi di disarcionare il Presidente della Camera. Si sono eretti gazebo, raccolto firme, chiesto adesioni tramite i giornali (anzi, il Giornale), il tutto per costringere alle dimissioni l'Onorevole Gianfranco Fini. Il tutto, puntualizzo, inutilmente: non esiste legalmente alcuna mozione o sottoscrizione che possa sfiduciare la terza carica dello Stato.
La giustificazione per questa richiesta sarebbe il fatto che Fini è leader di una forza politica, Futuro & Libertà per l'Italia, e questo minerebbe la sua imparzialità.
Ora, seppur sia molto distante dalle idee politiche finiane, voglio difenderlo: ogni persona ha le sue idee ed il suo pensiero, e leader o no non gli si può impedire di pensare autonomamente. Prima di lui, altri segretari di partito hanno ricoperto quel ruolo, e non è mai emersa alcua polemica in proposito; lo si fa oggi, per scaricare le responsabilità dell'immobilismo del Governo, per cercare un capro espiatorio, e per distrarre l'opinione pubblica.

Italo Bocchino, capogruppo dei deputati Fli, in un videomessaggio pubblicato sul sito di Generazione Italia per commentare la conferenza stampa di fine anno del Premier, fa notare un'altra immagine grottesca data delle istituzioni in questi giorni: "Prima di giudicare il comportamento di Fini presidente della Camera farebbe bene a vedersi e rivedersi per decine di volte la scena isterica di Rosi Mauro che presiedeva il Senato l'altro giorno comportando una bruttissima figura alle istituzioni. Quei comportamenti non sono super partes".
Rosa Angela Mauro, Senatrice della Lega Nord, ha ricoperto il ruolo di Presidente in maniera indecorosa, tra il ridicolo ed il vergognoso, impedendo il corretto svolgimento dei lavori dell'aula, e nella sua tracotante arroganza, continuava a ripetere "Vergogna, rispetto per la presidenza!!".
Questa volta, è la presidenza a doversi vergognare.

mercoledì 22 dicembre 2010

Nucara non Rappresenta gli Azionisti

Ascoltavo via satellite le dichiarazioni di voto alla Camera sulla Mozione di Sfiducia del 14 dicembre scorso, e mi sono imbattuto nel deputato Francesco Nucara, Segretario Nazionale del Partito Repubblicano Italiano.
Nucara ha votato contro la sfiducia.

Quello che mi ha colpito, però, è stata la descrizione dell'appartenenza del deputato: gruppo MISTO, componente REPUBBLICANI, AZIONISTI, ALLEANZA DI CENTRO.

Credo che se Giuseppe Mazzini, fondatore del primo Partito d'Azione (nel 1853), avesse saputo che in futuro i suoi ideali (libertà di stampa e di pensiero, per citarne uno 'a caso') sarebbero stati rappresentati da un simile soggetto, che cerca in ogni modo di strozzare la libera informazione, avrebbe lasciato perdere.
Altri valori del PdA, risorto successivamente, in contrasto con l'attuale andazzo, sono la difesa della laicità dello Stato, la Costituzione di una repubblica parlamentare con classica divisione di poteri, avverso all'accentramento teorizzato a più riprese dal Governo (sembreranno cose banali oggi, ma ricordate che era il 1942).

Attualmente, come ho avuto occasione di dire diverse volte, sono politicamente vicino al Nuovo Partito d'Azione, anch'esso in netto contrasto con le politiche berlusconiane:
Il programma del Nuovo partito d'Azione prevede:
- Introduzione di misure di welfare universalistico.
- Rientro del debito pubblico. Lotta all'evasione fiscale. Lotta al rialzo dei prezzi.
- Lotta al precariato e alla disoccupazione. Lotta alle delocalizzazione delle aziende e delle fabbriche all'estero.
- Raggiungimento di una piena laicità dello stato. Rottura del concordato tra Stato italiano e Vaticano.
- Diritti civili: testamento biologico ed eutanasia, PACS, legge contro l'omofobia, nozze gay, adozione gay, legge permissiva nel campo della fecondazione medicalmente assistita, uso delle cellule staminali per ricerca/terapia.
- Riforma radicale e profonda del sistema scolastico, ispirandosi in parte ai modelli finnico-svedese, giapponese e inglese. Miglioria dei rapporti tra scuola e lavoro, con possibilità di stage lavorativi. Aumento dei fondi alle università dove serve. Lotta agli sprechi nelle università: tagli solo dove serve, non "a pioggia". Aumento dei fondi per la ricerca scientifica.
- Tutela dell'ambiente; maggiori incentivi alla raccolta differenziata; incentivazione delle energie rinnovabili, soprattutto quelle di nuova generazione; lotta all'inquinamento e all'elettrosmog.
- Legalizzazione delle droghe leggere e lotta alle droghe pensati tramite i metodi di riduzione del danno.
- Legalizzazione regolamentata della prostituzione.
- Lotta alla corruzione, alle raccomandazioni e al nepotismo. Incentivazione della meritocrazia. Estensione della trasparenza. Lotta agli sprechi e ai privilegi della "casta politica"; riduzione dei costi del sistema politico.
- Abolizione delle provincie.
- Diritto di voto agli immigrati regolari; facilitazione della regolamentazione e della cittadinanza.
- Ritiro dei soldati italiani all'estero e tagli alle spese militari.
- Politiche fortemente europeiste.

Riconoscimento Europeo EMAS a Ravenna

Il Comune di Ravenna ottiene il riconoscimento EMAS, ossia ha fatto sue le buone pratiche per la gestione ambientale secondo le linne guida indicate dalla Comunità europea; EMAS si basa sull’ ISO 14001 e viene periodicamente convalidato.

L'Eco-Management and Audit Scheme (EMAS) è uno strumento volontario creato dalla Comunità Europea al quale possono aderire le organizzazioni (aziende, enti pubblici, ecc.) per valutare e migliorare le proprie prestazioni ambientali e fornire al pubblico e ad altri soggetti interessati informazioni sulla propria gestione ambientale. Esso rientra tra gli strumenti volontari attivati nell’ambito del V Programma d’azione a favore dell’ambiente. Scopo prioritario dell’EMAS è contribuire alla realizzazione di uno sviluppo economico sostenibile, ponendo in rilievo il ruolo e le responsabilità delle imprese.

Gianluca Dradi, assessore all’Ambiente del comune, dichiara:
"Siamo il primo comune italiano con popolazione superiore ai 150.000 abitanti ad aver conseguito questa registrazione. Si è intrapreso questo percorso perché si ritiene che il Sistema di Gestione Emas sia utile: a migliorare l’efficienza interna e l’integrazione settoriale, coinvolgendo tutto l’ente, sia al livello politico-istituzionale che a quello tecnico-amministrativo; a meglio gestire gli impatti diretti ed indiretti delle nostre attività istituzionali; a rafforzare i nostri poteri di governo del territorio, migliorando la capacità di influenzare, attraverso la pianificazione ed il controllo, le attività ed i comportamenti ambientali di cittadini ed organizzazioni produttive."

Da residente della zona, conosco abbastanza bene i problemi di Ravenna, ma mi complimento a titolo personale e del Nuovo Partito d'Azione per l'importante traguardo raggiunto.

martedì 21 dicembre 2010

Ed ora si Contestualizza

Nella puntata del Grande Fratello 11 del 20 dicembre, si è ripresentata la polemica riguardo ad una bestemmia.
Ciclicamente, il caso si ripresenta: nel 2004 (GF5) il concorrente Guido Genovese venne squalificato per aver bestemmiato, così Mirko Sozio, durante l'8° edizione del reality, e Massimo Scattarella, al Grande Fratello 10.
Giunti quest'anno all'11° edizione, però, il registro cambia: nell'occhio del ciclone stavolta Matteo Casnici, modello originario di Desenzano del Garda, reo di averne pronunciato un "Mannaggia la Mado..." di troppo.
Il Grande Fratello, però, ha deciso di perdonarlo, dato il contesto, dato il fatto che Matteo non è italiano e non ha conoscenza del dialetto, unito al fatto che non avesse intenzione di recare offesa o di essere blasfemo.
Tutti gli altri, invece, avevano proprio intenzione di offendere il Padreterno, secondo voi?

A parte tutto, mi viene spontaneo fare un parallelismo con l'ormai famosa bestemmia pronunciata da Berlusconi, sminuita dalle personalità ecclesiastiche che 'contestualizzavano'.
A lui, tutto è permesso, può divorziare, tradire la moglie, bestemmiare, e nonostante tutto continuare a prendere l'eucarestia. Tanto poi, li accontenta e fa il loro gioco (ne parlo anche qui).

Comunque, il succo della mia riflessione è che, dopo l'episodio che ha visto protagonista il Premier, anche negli ambienti in cui esercita il suo potere (leggi Mediaset) si cerca di banalizzare una simile circostanza.

lunedì 20 dicembre 2010

La Rivincita

Certe notizie passano inosservate.
La Corte di Conti ha condannato i dirigenti Rai Agostino Saccà e Antonio Marano a pagare 110 mila euro per i danni provocati dal rifiuto di reintegrare Michele Santoro: por ricevendo lo stipendio, si umiliava il giornalista non facendolo lavorare.
L'inizio della vicenda è il 18 aprile 2002, quando il Presidente del Consiglio emanò il famoso 'editto bulgaro', con cui chiedeva l'intervento della dirigenza Rai contro Biagi, Luttazzi ed appunto Santoro.
"Un importante precedente” lo definisce Domenico D'Amati, legale del giornalista, che ”afferma due importanti principi”, ”Il primo è che la Rai e’ un’azienda pubblica e quindi i suoi amministratori la devono gestire in modo da non danneggiare l’erario. Il secondo è che la cattiva gestione del personale è titolo di responsabilità, anche a livello individuale, degli amministratori”. D’Amati nel 2005 presentò l’esposto alla suprema magistratura contabile, che spiega ”ci sono molti altri casi, magari meno noti della vicenda Santoro, di persone accantonate ingiustamente, che hanno continuato a ricevere lo stipendio senza poter lavorare nè esprimere la loro personalità. E’ accaduto più di una volta, anche perchè spesso in Rai i cambiamenti di posizione dei dipendenti avvengono in relazione a modifiche degli assetti politici. La sentenza della Corte è dunque un importante precedente”.
Non risparmi toni entusiasti Giuseppi Giulietti, portavoce di Articolo21 “La notizia è la conferma di quello che abbiamo sempre sostenuto: gli atti di censura non sono solo un danno alla libertà di informazione ma rappresentano un gravissimo danno patrimoniale”.
“Purtroppo questi episodi proseguono ed altri sono annunciati. Ci auguriamo che dopo la sentenza della Corte dei Conti la Rai decida di cambiare pagina e di cominciare a sanzionare coloro che censurano e non coloro che sono censurati. Ci fa piacere ricordare che l’esposto accolto è quello presentato dall’avvocato Domenico D’Amati che oltre ad essere uno dei professionisti più apprezzati e riconosciuti è anche il presidente del Comitato scientifico di Articolo21″.

venerdì 17 dicembre 2010

Una Dichiarazione da Vero Politico

La Deputata UDC (ex PD) Paola Binetti stavolta si merita un applauso da parte mia. Sia chiaro, io e lei abbiamo poiticamente molto poco da spartire, ma la sua ultima dichiarazione incarna quello che dovrebbe essere il comportamento di un vero politico.
"Berlusconi potrà contare su un appoggio maggiore di tre deputati se porterà in aula progetti di legge di qualità. In questo caso, noi li sosterremo".
Come ho già avuto occasione di dire qui, sono contrario ai voti dati per 'schieramento', e la frase della parlamentare rappresenta, o almeno dovrebbe rappresentare, il comportamento corretto da tenere in aula. Ed invece si è alzato un gran polverone attorno a queste parole, e non capisco perchè; la Binetti ha i suoi valori, ed è giusto voti seguendo quelli, e non solo le proposte del suo gruppo.
Un'abolizione del concordato proposta da Fini, merita lo stesso consenso di un'abolizione del concordato proposta da Vendola o da Nencini, ed un finanziamento alle scuole private proposto da Bertinotti, merita un voto negativo come uno proposto da Berlusconi.

giovedì 16 dicembre 2010

Viva l'Acqua del Rubinetto

La pubblicità studiata da Mineracqua per promuovere l'acqua in bottiglia è stata bocciata dal Giurì; “Acqua minerale. Molto più che potabile” il claim incriminato.
Trovano conferma molte perplessità emerse al riguardo, in rete, nel mondo dell'ambientalismo e del consumo sostenibile. "Comunicazione Commerciale Ingannevole" questo l'articolo al centro delle motivazioni della sentenza del 30 novembre.
La pubblicità di Mineracqua nasceva come risposta a quella Coop che diffondeva un messaggio per voce della testimonial Luciana Littizzetto sulla vendita di acqua in bottiglia, ma invitava altresì a bere acqua del rubinetto.

E non è tutto: alla Coop di Gavinana, alla periferia sud di Firenze, è possibile trovare un fontanello di Publiacqua dove rifornirsi di acqua senza sborsare neanche un centesimo. Un risultato raggiunto grazie all’accordo, primo del genere in Italia, tra Publiacqua e Unicoop Firenze. All'inaugurazione erano presenti Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, Erasmo D’Angelis, presidente di Publiacqua, e Turiddo Campaini, presidente del consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze.

Bere acqua dal rubinetto rappresenta una validissima alternativa all'acquisto in bottiglia; un'alternativa che porta vantaggi economici, 250 euro stimati all'anno per famiglia, ed un passo avanti nel rispetto dell’ambiente e nella lotta ai rifiuti.

mercoledì 15 dicembre 2010

Acqua Pubblica, Referendum Incostituzionale?

Ne bastavano un terzo, delle firme, per chiedere una consultazione popolare, ma evidentemente quello dell'acqua pubblica è un tema molto sentito dagli italiani; 1.400.000 sono le firme raccolte dai promotori, il comitato "Acqua Bene Comune".
Arriva però la notizia che i contrari al referendum, un altro comitato dal nome "Acqua Libera Tutti", favorevoli alla gestione privata delle risorse idriche, si vogliono appellare alla Corte Costituzionale per capovolgere l’esito della raccolta firme e del conteggio.
Denunciano che la raccolta delle firme per difendere l’acqua pubblica non sarebbe stata fatta in modo corretto: "Un milione e 400 mila firma raccolte nella piu’ totale disinformazione, nell’inganno e nella paura di una privatizzazione che non c’e’ mai stata, una campagna che si basa su una menzogna […] siamo sempre piu’ convinti della necessita’ di una battaglia di verita’, contro la demagogia di chi vuole riportare la gestione dei servizi idrici in Italia nelle mani della casta politica e del suo clientelismo, e rendere il nostro paese simile ai paesi piu’ arretrati al mondo. Altro che acqua pubblica, i referendari vogliono un’Italia simile all’Iran e alla Corea del Nord."

La storia e l'economia insegnano che quando si scinde proprietà e gestione, il vero proprietario diventa chi ha il potere di gestire; e che l’economicità della gestione non coincide con la produzione di profitto dei privati.
Mai per un referendum in Italia si erano raccolte tante firme; o in Italia siamo tutti cretini o erano balle proprio credibili.

martedì 14 dicembre 2010

Mors Tua Vita Mea

Uccidere un animale per necessità non è reato, l'ha stabilito giorni fa la Cassazione.
La Suprema Corte ha annullato una condanna per il reato di uccisione di animale emessa dal Tribunale di Salò. Protagonista della vicenda uomo che ha ucciso un pastore tedesco che aveva attaccato il suo cagnolino e temendo che il pastore aggredisse anche la moglie accorsa a salvare il cucciolo.
Nella sentenza n.43722, la Cassazione ha stabilito che “l’uccisione dell’animale altrui costituisce reato solo ove avvenga senza necessità”.

La Lav solleva qualche dubbio, temendo che questa estensione del principio di legittima difesa serva a giustificare l’uccisione di un animale ove non necessario.
"Confidiamo che la sentenza, che si limita ad applicare la causa di giustificazione di cui all’art. 54 c.p. per cui : 'Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo' non sia letta mediante un’interpretazione fuorviante (e di comodo), per cui ogni pericolo o anche un eventuale fastidio, anche ipotetico e di minore intensità, possa dare luogo ad una uccisione scriminata."

La discriminate è al limite; l’art. 54 del C.p. prevede l’impunibilità a condizione che 'il fatto sia proporzionato al pericolo'. Resta un dato di fatto, come rileva la stessa LAV: "al fine di evitare reazioni eccessive e spropositate fino all’uccisione (così ingiustificata) dell’animale, risulta cruciale, in simili casi, la corretta custodia degli animali e la capacità di fronteggiare un’eventuale pericolo con adeguata conoscenza degli animali e senza presunzioni di sorta."

Ritengo più che sensata la sentenza della Suprema Corte, ma allo stesso tempo comprendo gli scetticismi delle associazioni animaliste; il principio alla base di essa tutela la sicurezza e la salute personali, ma come ogni cosa può essere soggetta ad interpretazioni esagerate o fuorvianti.
Conseguenza logica sarebbe l'incoraggiamento della sorveglianza sui nostri amici animali, che spesso per incuria o reazioni emotive risultano pericolosi e violenti.

venerdì 10 dicembre 2010

Se è Così che il Partito Democratico vuole aiutare la Scuola, Stiamo Freschi

Una proposta simile me la sarei aspettata dall'UDC.
Nelle stesse ore in cui la Camera approvava le scellerate idee del ministro della Pubblica Istruzione, Giovanna Melandri (con cui fortunatamente non ho alcuna parentela) proponeva di raddoppiare il numero delle ore destinate all’insegnamento della religione.
La Uaar, l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, ha tenuto un dibattito sulla proposta dell'ex ministro, ma nessuna delle osservazioni fatte dall’associazione laica sono state prese in considerazione dall’esponente del Pd. Durante la presentazione, commenta la Uaar, Giovanna Melandri ha dimostrato di non essere aperta all’insegnamento delle religioni ma solo ad un approfondimento della teologia.
I problemi dell'istruzione pubblica sono così tanti da far passare in secondo piano ogni proposta non riguardante gli investimenti tagliati.

Un partito del genere non può imporsi come rappresentante di una politica nuova ed alternativa, non può pretendere di essere l'alfiere della sinistra, dove teoricamente la laicità dello Stato è un valore cardine.
Parlo dell'inadeguatezza del Partito Democratico anche qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui.

martedì 7 dicembre 2010

Per Fininvest è Diverso

"Le aziende associate e i loro rappresentanti riconoscono fra i valori fondamentali della Confindustria Sicilia il rifiuto di ogni rapporto con organizzazioni criminali, mafiose e con soggetti che fanno ricorso a comportamenti contrari alle norme di legge e alle norme etiche per sviluppare forme di controllo e vessazione delle imprese e dei loro collaboratori e alterare la libera concorrenza. Gli imprenditori associati adottano quale modello comportamentale la non sottomissione a qualunque forma di estorsione, usura o ad altre tipologie di reato poste in essere da organizzazioni criminali e/o mafiose. Gli imprenditori associati sono fortemente impegnati a chiedere la collaborazione delle forze dell’ordine e delle istituzioni preposte, denunciando direttamente o con l’assistenza del sistema associativo, ogni episodio di attività direttamente o indirettamente illegale di cui sono soggetti passivi. La verifica dell’uniformità a tali comportamenti che integrano il codice etico è demandata ai Collegi dei Probiviri – costituiti da Confindustria e da tutte le Associazioni aderenti – che determineranno l’applicazione delle sanzioni statutariamente previste”. Questo è quanto si legge nel nuovo codice etico di Confindustria.
Ossia, chi paga il pizzo è fuori. Giusto, ottima presa di posizione della confederazione per la difesa della moralità anche nel mondo degli affari.

I giudici della Corte d'appello di Palermo hanno condannato Marcello Dell’Utri a sette anni di carcere per fatti di mafia, confermando che i pagamenti della Fininvest a Cosa Nostra ci sono realmente stati. Che cosa farà ora Confidustria?

Il Fatto Quotidiano ha tentato di scoprirlo, ed ecco la fumosa risposta di Emma Marcegaglia:
“Questa è una cosa che dovranno decidere i magistrati, la nostra è un’azione diversa. Quando c’è una decisione presa, effettiva, allora noi si va nella direzione dell’espulsione. Ma non mi sembra che siamo in questa condizione. Saranno i magistrati a decidere”.
“Quindi questa regola vale solo per i piccoli imprenditori palermitani?” l'hanno incalzata i giornalisti.
"Ora basta”. Discussione chiusa.

L’imbarazzo è evidente; d'altronde, il contenuto delle intercettazioni è inequivocabile.

"Stamattina gliel’ho detto anche ai carabinieri……gli ho detto: “Ah, si? In teoria, se mi avesse telefonato, io trenta milioni glieli davo!” (ride). Scandalizzatissimi: “Come, trenta milioni? Come? Lei non glieli deve dare che poi noi lo arrestiamo!”. dico:”Ma no, su, per trenta milioni!” (ridono)”.
(1986, telefonata a tre di Berlusconi, con Confalonieri e Dell’Utri)

“Ma io ti dico sinceramente che, se fossi sicuro di togliermi questa roba dalle palle, pagherei tranquillo, così almeno non rompono più i coglioni”.
(1988, Berlusconi, dopo le minacce al figlio Piersilvio, con Renato Della Valle)

Emma Marcegaglia chiede una decisione “presa ed effettiva” dei giudici prima di intervenire, ma in altri casi Confindustria si è mossa anche prima del passaggio in giudicato delle sentenze.

lunedì 6 dicembre 2010

Veronesi? "E' incompetente". Parola degli EcoDem

Questa volta il bersaglio degli Ecologisti Democratici è la neo-non-nata Agenzia per la sicurezza nucleare diretta da Umberto Veronesi, uno dei cui membri, Michele Corradino, è stato bocciato dal Parlamento. Gli EcoDem sono un'associazione ambientalista del PD che fa capo ad Ermete Realacci.

Secondo gli Ecodem "la bocciatura in Parlamento della nomina del capo di Gabinetto del Ministro dell’Ambiente a membro dell’Agenzia per la sicurezza del nucleare è l’ennesima conferma dell’improvvisazione con cui il Governo cerca di procedere sulla via del ritorno all’atomo".

Anche Umberto Veronesi nel mirino "molti dubbi suscitano anche le recenti dichiarazioni del Presidente dell’Agenzia Veronesi, secondo il quale le scorie radioattive non sono pericolose perché ‘al momento è una piccola quantità che viene vetrificata, sigillata e quanto rimane vienesotterrato’, arrivando persino ad offrire la sua camera da letto come deposito. Se la sicurezza del progetto nucleare italiano per i prossimi sette anni è nelle mani di un grande oncologo che però non ha alcuna competenza in materia di energia nucleare e secondo il quale le scorie radioattive non sono un problema, il problema vero ce l’hanno tutti gli italiani."

Mi complimento con la corrente di Realacci per aver contestato la visione troppo semplicistica con cui l'oncologo cerca di sedare i giusti dubbi sulla questione nucleare, e per non essersi piegati alle logiche di partito che troppo spesso creano schieramenti ed opposizioni di bandiera (ne parlo anche qui).

venerdì 3 dicembre 2010

Almeno Tabacci ci Prova, ma è il PD che dice No

Le vecchie abitudini sono dure a morire. Succede così che i fossili della Prima Repubblica del Partito Democratico ancora una volta preferiscano difendere privilegi politici piuttosto che incoraggiare lo sviluppo.

Durante la discussione alla Camera sulla riforma universitaria, Bruno Tabacci dell’Api ha proposto un emendamento in cui si sarebbero dirottati 20 milioni di euro dei rimborsi elettorali ai partiti verso i contratti dei ricercatori a tempo indeterminato.

E qui entra in gioco il PD. Durante il dibattimento in aula, il deputato Ugo Sposetti ha dichiarato la sua contrarietà all’emendamento, mettendo in dubbio la copertura per l'emendamento, e chiedendo ai colleghi di fare altrettanto.
Per tutta risposta, Bruno Tabacci ha commentato che sui finanziamenti ai partiti “bisognerebbe stendere un velo davvero molto pietoso”.
Piccata la replica di Sposetti, extesoriere del Pds e dei Ds, che contrattacca sulla forma del testo, a dir suo volgare.

L'emendamento viene bocciato.
A favore Alleanza per l’Italia, l’Idv, parte di Fli e la maggioranza del PD.
Contro Pdl, Lega, Udc, i rimanenti di Fli e 25 deputati democratici (oltre a 17 astenuti e 21 assenti).
Secondo Sposetti, se fosse passato l’emendamento "la campagna elettorale se la faceva solo Berlusconi".
Purtroppo, incoerenza del PD a parte, è una questione vera ed aperta: in una prossima probabile campagna elettorale i soldi dei finanziamenti ai partiti servono tutti, pena, come dice il deputato Pd, che la possono fare solo i più facoltosi.

Per questo, come ho già avuto occasione di dire in precedenza, a incontri ed iniziative di piazza, sono favorevole ad un sistema francese, in cui la campagna elettorale viene condotta dallo Stato, che tutela pluralismo e par condicio.

giovedì 2 dicembre 2010

L'Hacker Clandestino, La Padania in Rete

Questa volta quelli della Lega hanno dato il meglio di loro. Con una denuncia, ed il colpevole è un pesce grosso: Google.
Paola Pellai ha scritto l'articolo sulla prima pagina de La Padania del primo dicembre, in cui prende di mira il servizio Maps del famosissimo portale: "Ormai da un paio di settimane (sic) le Maps di Google vi portano in giro per il mondo con precisione certosina. Solo in un punto non ci arriverete mai ma, in cambio, vi copriranno di insulti. Ed è la sede della Lega Nord in via Bellerio a Milano."

Due le accuse quindi: oscurata la sede milanese della Lega Nord , ed il risultato restituito è "un bel malloppo di insulti demagogici, scritti da chi non ha la licenza elementare". Ottima la chiosa "ci viene il dubbio che tanta ignoranza lessicale abbia un passaporto extracomunitario".
I detective del quotidiano già tracciano il profilo del reo: un "hacker clandestino".

Su Google Maps digitando “Lega Nord” il software restituisce, correttamente, qualche risultato, e aggiungendoci una “P” addirittura suggerisce la sede di via Bellerio; la descrizione recita “Movimento politico indipendentista“.
Quello che loro chiamano "alchimia hackeriana" non è altro che un commento-recensione scritto da un utente molto critico verso la Lega il 25 settembre scorso:
"La Lega Nord è un partito di squallidi razzisti e anticostituzionale, fingono di essere dei autonomi locali ma sotto sotto sono dei nazisti, odiano meridionali, persone di colore, omosessuali questi sono i leghisti."
Certo, un ripasso di italiano non farebbe male neanche a questo utente, ma confondere un commento con una descrizione ufficiale, e decidere di incoronare l'articolo con la prima pagina, senza nemmeno farne controllare il contenuto da un 'navigante' più esperto... beh, è proprio da leghisti.

mercoledì 1 dicembre 2010

La Riforma dell'Università al Microscopio

Cosa prevede la legge di riforma degli atenei approvata dal Parlamento?
Scoviamo i bachi del testo, e analizziamo le conseguenze. (ne parlo anche qui)

Diciamo subito quella che si sta approvando è una legge delega, che deve essere attuata da successivi decreti legislativi. Con tutta probabilità, passeranno diversi mesi prima che tali decreti vengano approvati (sempre che naturalmente il Governo non cada, eventualità che potrebbe far slittare di qualche anno l’effettiva entrata in vigore della riforma stessa).
L’effetto immediato della riforma sarà quello di bloccare tutte le procedure di reclutamento di ricercatori e docenti universitari.

Inoltre, all'articolo 2, comma 1, lettera i, si prevede l’inserimento nei consigli d’amministrazione degli atenei di non meglio definite “personalità italiane o straniere in possesso di comprovata competenza in campo gestionale ovvero di un’esperienza professionale di alto livello con una necessaria attenzione alla qualificazione scientifica culturale”; si apre cioè la strada all’ingresso di personalità provenienti dal mondo della politica e da quello dell’imprenditoria.
Un colpo mortale all’autonomia universitaria e alla libertà di ricerca; i “baroni” interlocutori del Governo si mostrano disposti ad accettare in cambio di un significativo incremento del loro potere nelle procedure di selezione e di reclutamento del personale.

Il disegno di legge di riforma crea inoltre le condizioni per un bel taglio alle borse di studio per dottorati. Perchè? La precendente legge 218/1990 (Norme per il reclutamento dei ricercatori e dei professori universitari di ruolo) prevede, infatti, all’art. 4, comma 5, lettera c, che con appositi decreti dei Rettori delle università si stabilisca ogni anno “il numero, comunque non inferiore alla metà dei dottorandi, e l’ammontare delle borse di studio da assegnare, previa valutazione comparativa del merito”.
Ora, l’art. 17 bis del disegno di riforma abroga le parole “comunque non inferiore alla metà dei dottorandi”, e qui viene meno una norma di garanzia che imponeva il finanziamento di almeno la metà dei posti messi a concorso per dottorati di ricerca (tradotto: la ricerca in Italia si fa gratis…).
Ma sempre lo stesso articolo fa di più: riformando la legge 476/1984, articolo 2, comma 1, aggiunge un fumoso “compatibilmente con le esigenze dell’amministrazione” (che tutti possiamo facilmente tradurre), riguardo alla regolamentazione di congedi e dottorati di ricerca per il perfezionamento.
Conseguito un dottorato di ricerca, i pubblici dipendenti non possono più aspirare a partecipare ad altri dottorati (anche senza gravare sull’amministrazione); risparmiare è l'imperativo, anche a discapito della preparazione e della specializzazione di amministratori pubblici e di docenti.

Come accennato prima, il senso complessivo di questa parte è che la ricerca in Italia si deve fare a costo zero e senza svolgere altri impieghi. Meglio dedicarsi ad altro.

Il ricercatore a tempo determinato: i nuovi ricercatori saranno selezionati mediante procedure pubbliche disciplinate dalle università con apposito regolamento e nel rispetto di alcuni criteri enunciati dallo stesso disegno di legge di riforma (art. 21, comma 2).
Potranno aspirare al contratto i possessori del titolo di dottore di ricerca o di titolo equivalente, oppure, per i settori interessati, del diploma di specializzazione medica. Altri requisiti saranno stabiliti dai singoli atenei.
L’articolo 21 del disegno di riforma disciplina i contratti dei ricercatori a tempo determinato, che possono essere di due tipi: contratti di durata triennale prorogabili per soli due anni, per una sola volta, previa positiva valutazione delle attività didattiche e di ricerca svolte, effettuata sulla base di modalità, criteri e parametri definiti con decreto del Ministro, e contratti triennali non rinnovabili, riservati a candidati che hanno usufruito dei contratti del primo tipo (o di analoghi contratti in atenei stranieri).
Alla fine dei sei (o otto nel migliore dei casi), o si diventa associati o si va a casa. La nuova disciplina, pertanto, incrementa il precariato e non toglie alcun potere (anzi lo incrementa) ai cosiddetti 'baroni', dato che la selezione e la stabilizzazione dei neoricercatori spetterà sempre e comunque a questi ultimi.

Per diventare professore non sarà più necessario effettuare un concorso. L’art. 16 istituisce, infatti, l’abilitazione scientifica nazionale che avrà durata quadriennale e attesterà la qualificazione scientifica che costituirà requisito necessario per l’accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori.
Scommettiamo? L’abilitazione nazionale verrà riconosciuta sulla base di standard non eccelsi, e, di conseguenza, il potere di reclutamento resterà tutto nelle mani degli ordinari 'baroni'.

L'epocale riforma annunciata dal ministro, basata su meritocrazia e contro il potere del baronato, si basa su tre punti:
1) ridurre drasticamente posti e finanziamenti alle università;
2) far entrare l’imprenditoria privata e la politica negli atenei pubblici;
3) accentuare sensibilmente il peso degli ordinari nella definizione delle politiche accademiche allo scopo di far “digerire” loro la condivisione del potere con imprenditori e politici.

A voi il giudizio.