Non trovo termine migliore per descrivere lo scambio di favoritismi che ha seguito a votazione sulla fiducia che il Parlamento ha accordato di nuovo al Presidente del Consiglio il 14 dicembre.
Ad esempio, una delle norme più contestate del Ddl Gelmini consentirebbe agli atenei digitali di essere equiparati agli atenei ordinari, sebbene privati. Guarda caso uno di essi è posseduto un parente di queli che hanno salvato Berlusconi. Parliamo di Catia Polidori.
Un ‘aiutino’ che ha un solo beneficiario, secondo Tocci, deputato del PD: “Il Cepu, che così potrebbe entrare nel sistema universitario, trasformando E-Campus in università non statale autorizzata a svolgere sia didattica a distanza che tradizionale”. Il Cepu ha amici potenti, così come altre università come la San Raffaele di Roma: azionista di controllo è la famiglia Angelucci, ma tra gli azionisti ci sono anche la Fininvest e il gruppo Mediolanum: realtà proprietarie o comunque molto vicine al Cavaliere. Luca Barbareschi, finiano, ha commentato: “Persone come la Polidori è meglio perderle per strada. Ieri aveva confermato il no alla fiducia e poi stamattina ha detto che aveva problemi con il Cepu. Ma vi rendete conto che cosa sta succedendo? Siamo alla corruzione di pubblico ufficiale. Sappiamo per certo che la Polidori ha ottenuto rassicurazioni che la favoriscono”.
Ma non è l'unico caso, anche la Südtiroler Volkspartei ci guadagna dal non aver votato la sfiducia: i deputati Karl Zeller e Siegfried Brugger hanno incontrato il Ministro Fitto, e discusso di gestione del Parco dello Stelvio, ma anche dell’abolizione del controllo preventivo da parte della Corte dei conti, la stabilizzazione del personale di polizia (per la Svp chi viene assunto nel contingente bilingue non deve più essere trasferito), l’introduzione dell’obbligo di un esame di terminologia giuridica tedesca da parte degli uditori giudiziari e la possibilità per chi si iscrive a un concorso di presentare la dichiarazione etnica anche se si tratta di cittadini italiani non residenti o comunitari.
Non a caso il ministro Maurizio Gasparri ha ringraziato per prima cosa la Svp citando il suo non voto come segno di sostegno al governo; dal 94 ad oggi, mai la Svp aveva votato a favore di Berlusconi, neanche su norme legate al federalismo fiscale.
Quantomeno strano che, dopo anni di guerre, dovute soprattutto alle posizioni di Giulio Tremonti, che da tempo desidera chiudere i rubinetti milionari alle province autonome di Trento e Bolzano, il partito altoatesino abbia deciso di cambiare registro.
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