AVVISO IMPORTANTE

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Grazie e Buona Continuazione

Enea Melandri

mercoledì 30 giugno 2010

Limitare il Diritto di Sciopero per Rafforzarlo


In molti accusano gli scioperi di essere solo un modo per 'allungare il weekend' o farsi qualche ferie extra, e quanto avvenuto a Termini Imerese, dove gli operai hanno proclamato sciopero, guarda caso, proprio in concomitanza della partita Italia - Paraguay (dalle 20 alle 22), mi ha lasciato parecchio amareggiato. Anche presentare il certificato medico il giorno successivo, per essere comunque retribuiti nonostante la mobilitazione, è una pratica scorretta ma molto diffusa.
Credo possa servire limitare temporalmente lo sciopero, così da renderlo più sentito e puntuale. Ad esempio, evitare di proclamarli il lunedì o il venerdì, o comunque nei pre o postfestivi; lo stesso dicasi per gli eventi che possono essere coincidenti, come appunto nel caso della partita.
Intendiamoci, capisco benissimo che ci siano tutti i motivi per scioperare, e io stesso quando c'è da protestare o reclamare qualche diritto sono in prima linea.
Limitarne la proclamazione solo in determinati periodi di tempo può giovare non solo al valore ed all'efficacia dello stesso, ma anche evitare strumentalizzazioni o malizie da parte di chi si oppone. Un progetto del genere, per essere credibile, non può, ovviamente, arrivare dai fronti più filopadronali della politica, ma dev'essere il frutto di un'autoregolamentazione che veda convergere lavoratori, sindacati e partiti.

lunedì 28 giugno 2010

Tutti Bocciati!


Super lavoro per la Corte Costituzionale.
In pochi giorni ha dichiarato illegittimo l'uso delle ronde popolari tanto amate dai leghisti nei luoghi e nelle situazioni di disagio sociale; già da ottobre dello scorso anno era stato dichiarato il flop di quest'iniziativa, con il prepensionamento della Guardia Nazionale Italiana e dei Blue Berets. In dissenso con l'iniziativa, anche i City Angels hanno cambiato inquadramento: non fanno più capo all'assessorato alla Sicurezza del Comune, bensì a quello dei Servizi sociali. La Corte ha deliberato che ad occuparsi della sicurezza nelle zone di disagio devono essere i servizi sociali, e non delle ronde volontarie.
Altra sentenza riguarda il ritorno al nucleare, bocciato perchè è stato giudicato dal Governo urgente ed indispensabile (tanto da essere stato licenziato per decreto), salvo poi rimettersi a finanziamenti e capitali privati, per natura incerti. Due caratteristiche, a detta della Consulta, inconciliabili tra loro.
La terza bocciatura arriva dal martelletto del Tar del Lazio, a proposito della riforma della scuola superiore. I regolamenti che dovevano occuparsi della materia non hanno seguito fino in fondo l'iter richiesto: l’arroganza di sentirsi super leges, la necessità di far marciare la “riforma”, nessuno si è occupato della loro pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Per ora, in fumo quindi gli 8 miliardi di tagli, gli 87.000 docenti e i 45.000 operatori ata in meno.

No alle Quote Rosa


Mi rendo conto che esiste il problema della rappresentanza femminile (e anche di quella giovane) in politica, ma imporre per legge una quota di candidature nelle liste riservate al gentil sesso mi pare una cosa senza senso.
Voglio politici onesti e seri, capaci e preparati, non scelti in base a caratteristiche fisiche come il sesso, il colore dei capelli o la lunghezza del naso!
E se, caso limite, l'eletta cambia sesso e diventa uomo che si fa? La si fa dimettere e la si sostituisce con la prima delle non elette?
Se poi con la scusa della rappresentanza femminile dovessimo trovarci eletto l'intero corpo di ballo delle ereditiere o delle letteronze, preferisco di gran lunga un Parlamento tutto 'blu' ma almeno capace di fare il suo lavoro.

Diciamo però che le quota rosa possono essere una buona misura provvisoria sul cammino dell'integrazione e dell'apertura alle categorie più emarginate, ma non una misura definitiva e assoluta.

giovedì 24 giugno 2010

Chi Compra la Partita?


Il calcio, si sa, in Italia vanta una vastissima platea di affezionati, ed è una delle migliori armi di distrazione di massa in mano alla politica. E' anche grazie al suo ruolo di presidente del Milan che Berlusconi ha conquistato gli italiani. "Ricordate quando ho venduto Kakà? Ci ho rimesso tre punti alle europee" commentava malinconico a metà maggio, e sull'ipotesi di vendere il Milan "Potrei perdere in popolarità"; alle provinciali di Milano del 2009, infatti, tremila schede erano state annullate dagli elettori, che dopo aver barrato il simbolo del Pdl avevano aggiunto: "Questo è per Kaká".
Prodi, nel 2006, ci guadagnò in popolarità quando l'Italia vinse i mondiali di calcio, e riuscì a varare sotto silenzio una manovra che, anche se dura, risollevò le speranze del paese.
Giorni fa, Bossi dichiarava "L’Italia comprerà la partita con la Slovacchia"; ma a chi conviene davvero comprare la partita?
Al Premier, sicuramente, che col popolino attaccato agli schermi con gli occhi sgranati per seguire i vari incontri, può nel frattempo tirare i fili in Parlamento e far passare le leggi più indigeribili.

mercoledì 23 giugno 2010

La Padania non Esiste, per Ora.


Il sociologo americano Robert K. Merton introdusse il concetto della 'profezia che si autoavvera' nelle scienze sociali già nel 1971, ed è attualmente in uso da svariate forze politiche, come strumento mediatico e comunicativo, per attirare consensi e voti.
Lo mette in pratica Berlusconi ogni qualvolta annuncia una futura manovra o richiama la nazione con i suoi toni populisti, e lo fa Bossi quando inneggia alla secessione della Padania.
Poco importa se "la Padania non esiste", come lo riprendono Fini e la Società geografica italiana.
Ogni nazione è 'una comunità immaginata', dice Benedict Anderson; non esistevano neanche la Spagna e gli Spagnoli, una volta. Allo stesso modo, la Lega Nord fa passare il messaggio che la Padania e i Padani esistano, creandoli.
“Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze” (Teorema di Thomas). Questa regola è la concretizzazione del modello di Merton, che spiega quanto avviene nella mentalità e nell'operato leghista: la Padania esiste se la si crea.

martedì 22 giugno 2010

Berlusconi Docet


Le riforme dell'istruzione del ministro Gelmini hanno desertificato il mondo della scuola, sottraendogli fondi, risorse ed impoverendo l'offerta formativa, tagliando ore e corsi. Ma la nuova stella del firmamento pidiellino vuole fare di più, innestando nella cultura la nera radice ideologica che ha permesso che una 'incapace politica' come lei (non lo dico io, lo dice il consiglio comunale di Desenzano sul Garda che l'ha cacciata) potesse ricoprire il ruolo che ha: il BERLUSCONISMO.
"Una conquista del Paese che vogliamo difendere non solo all’interno del Pdl ma anche in un ambito culturale in cui vige l’egemonia della sinistra, che pensa che il centrodestra sia privo di identità culturale. Invece il berlusconismo ha cambiato la politica e il Paese, richiamandosi alla rappresentanza popolare, alla chiarezza dei programmi e del linguaggio, al legame con gli elettori. Non è qualcosa da mettere tra parentesi, come vorrebbe la sinistra che propaga la sua retorica del pessimismo. Ma proprio perché è un momento di crisi e di difficoltà non si può diffondere sfiducia ma è necessario puntare sull’ottimismo della volontà" commenta la titolare del dicastero dell'istruzione.
Sicuramente c'è del vero in quanto afferma, contrapponendo il linguaggio pomposo della sinistra a quello immediato e diretto del Premier; ricordate il "loro sono il MALE, non siamo il BENE"? Quale formula è mai stata più spiccia?
Ma quest'idea, del berlusconismo nella cultura, sembra quasi un'ipoteca sul futuro, uno strumento per instillare nelle mentalità un modus operandi, tipico della destra berlusconiana, raffazzonato e di corto respiro, basato sulla goliardia e sull'apparenza, garantendosi così una continuità di pensiero pressochè eterna.
Nel '34, venne adottato nelle scuole il “Libro Fascista del Balilla“, in cui si dava inizio all'assedio fascista della cultura dei piccoli alunni. In esso era scritto che il Duce 'è un figlio del popolo venuto dalla miseria. E’ l’uomo più grande e più buono del mondo. Egli in un decennio ha fatto diventare l’Italia la prima nazione del mondo.'.

venerdì 18 giugno 2010

Studiare la Bibbia? Per me si può.


Grazie ad un accordo tra Ministero dell’Istruzione e l’associazione Biblia, nelle scuole approderà lo studio della Bibbia. Al pari dell'amato/odiato testo manzoniano "I Promessi Sposi" e della "Divina Commedia" dantesca, lo studio del testo sacro verrà inserito nei programmi di italiano; nessun nuovo corso, che con i recenti tagli di orario sarebbe un'assurdità, o invasioni dell'ora di religione (non sia mai!).
L’obiettivo è quello di sensibilizzare i giovani, in un’epoca di grande conflittualità, e ricordare che le tre grandi religioni monoteiste hanno una radice comune, la Bibbia, appunto.
Da ateo e laico, la cosa mi infastidisce abbastanza.
Devo però ammettere che lo studio letterario di un testo del genere può essere molto interessante, ed anche illuminante: la Bibbia, facendo da parte le novelle dal gusto fantasy, è ricca di insegnamenti morali, etici e civili.
"Ama il prossimo tuo", "Ricordati di santificare le feste" (e magari se lo ricordi anche Confindustria), "Onora il padre e la madre", "Non uccidere", "Non rubare", "Non dire falsa testimonianza" (forse Mills e Berlusconi lo saltarono lo studio di questo comandamento), "non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te" (nelle parole di Gesù l'insegnamento è espresso al positivo “Tutte le cose dunque che volete che gli uomini vi facciano, anche voi dovete similmente farle loro” (Matteo 7.12)).
Va premesso che lo studio è da farsi in un'ottica terza, non integralista, laica, rispettosa ed analitica, senza voler divinizzare il testo o imporlo come vademecum di vita. Soprattutto niente segno della croce davanti al libro! (o meglio, niente 'obbligo di farlo', chi crede può anche mettersi i guanti di lattice per toccarlo, se vuole)

Aggiungo anzi che studiando la Bibbia si comprenderà meglio la distanza abissale che separa il suo messaggio dall'interpretazione che ne hanno dato nei secoli proprio coloro che si fregiano di essere 'i testimoni del messaggio di Dio'. Il Clero.
( A tal proposito vorrei ricordare ancora Matteo, che quasi da preveggente, scrive [7.21] Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. [7.22] Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? [7.23] Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. [7.24] Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. [24.4] Gesù rispose: «Guardate che nessuno vi inganni; [24.5] molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno.)

giovedì 17 giugno 2010

Sono Pronto, Intercettatemi


"Cosa volete, che siano tutti intercettati 24 ore su 24?!" sbraitava con la bava alla bocca un rappresentante del governo dagli studi di Annozero mesi fa.
Se può servire, perchè no; sicuramente resterebbero impuniti molti meno reati. Io non ho niente da nascondere, che mi intercettino, al massimo mi beccano mentre impreco o mando dei bacini dall'altra parte del telefono. E allora, quale sarebbe il problema?
Con la scusa della privacy si sta cercando di far diventare legge un obbrorio antidemocratico che ostacolerebbe in maniera dirompente l'attività della giustizia e dei mezzi d'informazione.
Non voglio neanche commentare le tonnellate di menzogne che si sono spese per giustificare questo progetto, con una continua (voluta) confusione tra 'persone fisiche intercettate' e 'utenze telefoniche intercettate', fino ad arrivare alla cifra inverosimile di 7 milioni di persone intercettate.
La magistratura non potrebbe più utilizzare strumenti importantissimi come le intercettazioni, le registrazioni o le riprese, se non previa sequela di autorizzazioni o concessioni comunque limitatissime nel tempo, e l'opinione pubblica cadrebbe in una specie di limbo, in cui i giornali e i media non potrebbero più raccontare le vicende, e si saprebbe di inchieste, scandali e crimini solo anni dopo.
L'Associazione Nazionale Magistrati, la Federazione Nazionale Stampa Italiana, centinaia di artisti e giornalisti, anche gli organi europei di vigilanza sono sul piede di guerra, contro una legge che doveva regolamentare la pratica delle intercettazioni ma che rischia di trasformarsi in una mannaia sulle toghe dei magistrati e sulle macchine da scrivere dei giornalisti.
Vista l'aria che tira, si sono registrate parecchie titubanze anche nell'esecutivo e nelle istituzioni; primo fra tutti Fini, che si schiera contro la blindatura del testo alla Camera, poi Bossi, che si smarca dal Premier caldeggiando anch'egli la discussione parlamentare. Proprio Berlusconi, ora, prevede addirittura uno slittamento: "Noi abbiamo preparato il provvedimento in quattro mesi, ma ora si parla di metterlo in calendario per il mese di settembre, poi bisognerà vedere se il Capo dello Stato lo firmerà e poi quando uscirà ai pm della sinistra non piacerà e si appelleranno alla Consulta che, secondo quanto mi dicono, lo boccerà...".
Da queste parole traspare il disprezzo e l'insofferenza per le istituzioni dello Stato, visti come orpelli o ancor più grave come intralci nella corsa verso il potere assoluto.

mercoledì 16 giugno 2010

La Politica contro la Giustizia. Ancora.


"Un golpe" così il neo presidente piemontese Roberto Cota definisce il ricorso presentato al Tar circa l'irregolarità di una lista che lo sosteneva. L'esponente leghista ha imparato bene la lezione dal Presidente del Consiglio, in tema di appelli urlati e populismo spiccio, arrivando addirittura ad organizzare una fiaccolata contro la magistratura.
E non è tutto per Cota: ricorso contro di lui è stato avanzato anche da tre esponenti dei radicali - Silvio Viale, presidente Associazione Aglietta, Nathalie Pisano, segretario e Salvatore Grizzanti, tesoriere.
"La legge 154 del 1981 - spiega Giulio Manfredi del Comitato nazionale radicali italiani - specifica agli articoli 4 e 6 che la carica di parlamentare è assolutamente incompatibile con quella di consigliere di Regione. Chi si trova in questa situazione, come Roberto Cota, ha dieci giorni di tempo dal momento in cui è sopraggiunta l'incompatibilità per decidere quale delle due cariche ricoprire. Nel caso di Cota però questo non è successo, lui non ha scelto. La legge quindi permette ai cittadini di fare un ricorso, che si chiama azione popolare, al Tribunale." Una seconda azione popolare è stata depositata contro Gianluca Buonanno, deputato leghista, consigliere regionale e sindaco di Varallo (Vc). I tempi del procedimento dovrebbero essere brevi. "Dopo che il Tribunale avrà notificato il ricorso - spiega Manfredi - Cota e Buonanno avranno hanno dieci giorni per scegliere cosa fare. Nel 2005 noi radicali vincemmo lo stesso tipo di ricorso contro Rolando Pichhioni, quando il Consiglio regionale, allora presieduto casualmente da Roberto Cota, si era pronunciato invece per la compatibilità". I radicali stanno pensando di procedere sulla stessa strada con altri tre politici. "Sono Michele Marinello - prosegue Manfredi - consigliere regionale leghista e sindaco di Domodossola, Massiilano Motta, consigliere del Pdl e assessore a Castiglione torinese, Claudio Sacchetto, assessore regionale leghista all'agricoltura, consigliere regionale e assessore in Provincia di Cuneo".
Nei cicloni giudiziari s'inserisce anche il Premier Silvio Berlusconi, intervenendo sulle indagini sul dopo-terremoto e sulle varie appaltopoli, ed alza il tiro arrivando alle minacce: "La Protezione civile non tornerà in Abruzzo finché ci sarà l'inchiesta sul terremoto!".
Un monito che cela una strumentalizzazione del dolore ancor più subdola delle foto con l'elmetto da minatore o con la vedova tra le braccia.

martedì 15 giugno 2010

La Scuola in Rivolta


Il Governo continua a stringere la corda, vista la classe docente, ormai rassegnata.

Da mesi, ormai, è scattata la rivolta, con tante iniziative di protesta e di informazione sulla situazione della scuola pubblica italiana, da parte di coordinamenti di genitori, di docenti, di lavoratori Ata, da parte dei sindacati e anche dei Partiti di opposizione, in tutta Italia.

Presidi permanenti davanti agli uffici scolastici provinciali sono ormai attivi in ogni parte d'Italia, e sono state centinaia le scuole occupate durante l'anno, così come le manifestazioni di protesta, con altrettanti coordinamenti nati in appoggio della causa (come Le scuole in rosso, Il coordinamento dei CdC e CdI di Bologna, Il coordinamento dei CdI e CG di Modena e Provincia, Retescuole, La rete dei CdC e CdI di Venezia, CGD – Coordinamento Genitori Democratici, Coordinamento genitori e insegnanti x la scuola pubblica di Padova e Provincia, La scuola siamo noi – Coordinamento Scuole Parma, Comitato in difesa della scuola pubblica, SOSscuola Genova, L’istituto comprensivo Montagnola-Gramsci di Firenze).
Dopo 32 anni di servizio, il preside dell’ITC “Tosi” di Busto Arsizio (Va), si è dimesso per protestare contro la riforma della scuola; episodio simile all’ Istituto Commerciale “Primo Levi” di Quartu Sant’Elena, in provincia di Cagliari, del 9 giugno, con le dimissioni in blocco dal ruolo di coordinatore di venti insegnanti. Oltre a tutti gli scioperi fatti nel corso dell'anno.

La riforma continua: agli di materie intere, eliminazione dei laboratori, sfascio degli ITIS (nei quali la riforma parte non solo dalla classe prima, ma anche da quelle successive!).
E intanto si regalano 19mila euro per ogni classe delle scuole private ed aumenti di 200 euro mensili solo agli insegnanti di religione.

Una forma di sciopero eccezionale è in atto da parte dei docenti: il blocco degli scrutini. Lo sciopero degli scrutini convocato dai Cobas e dal Coordinamento dei Precari della Scuola è iniziato il 7 e l’8 giugno in Emilia-Romagna, in Calabria e in provincia di Trento provocando il blocco di quasi un migliaio di scrutini. È proseguito il 10 e l’11giugno in Puglia, in Veneto e nelle Marche, l’11 e il 12 giugno in Sardegna e in Umbria, e ha ottenuto ottimi risultati come il blocco del 12 per cento degli scrutini in Veneto e del 26 per cento in Sardegna.
In Veneto sono stati bloccati gli scrutini di moltissime scuole superiori, in particolare nelle province di Venezia (per esempio l’Istituto d’Arte, il Liceo Artistico, lo Scientifico e il Nautico di Venezia, gli ITIS Zuccante di Mestre e Volterra di S. Donà di Piave, l’IPSIA D’Alessi di Portogruaro) e di Padova (per esempio l’ITC Calvi, l’ITIS Marconi, il Modigliani, il Leonardo da Vinci e il Newton). Tanti docenti e collaboratori scolastici hanno versato 10 euro alla Cassa di Resistenza per risarcire gli scioperanti della trattenuta.

Ora lo sciopero toccherà il suo apice, estendendosi il 14 e il 15 giugno in tutte le altre regioni italiane e nella provincia di Bolzano.
Fino a ora sono stati bloccati complessivamente almeno 4 mila scrutini nella scuola superiore, secondo il leader dei Cobas Bernocchi e se la protesta dilagherà potrebbero essere a rischio le prove d´esame nazionale per gli alunni delle scuole medie e superiori.

A fronte di questa situazione, appare del tutto inadeguata la risposta data dai maggiori sindacati italiani, CGIL, CISL e UIL, che non hanno promosso il blocco degli scrutini. Lo sciopero degli scrutini sta quindi prendendo una svolta del tutto auto-organizzata.

Il mio pensiero va a quei ragazzi che si vedono ostacolati nello svolgere le loro prove d'esame o nel loro licenziamento dalle classi; spero che riescano a comprendere la gravità della situazione, e che quello che viene fatto oggi non è CONTRO di loro, ma PER loro e PER IL LORO FUTURO.

lunedì 14 giugno 2010

Il Caso Belgio sdogana la Secessione


Quanto avvenuto in Belgio questo fine settimana merita una particolare attenzione soprattutto per le sue affinità col caso leghista italiano.
Il Belgio vive una situazione di conflittualità interna tra nord e sud (Fiandre e Vallonia) molto marcata, e Bart De Weber, leader della forza indipendentista fiamminga, ha promesso in campagna elettorale uno stato confederale con la separazione delle due aree. Alle ultime elezioni, il partito si attesterebbe ad un'ottimo 30% dei voti, travolgendo democristiani, liberali ed estrema destra.
L'ipotesi della secessione prende quindi corpo ed assume ora contorni più nitidi.
Come in Italia, gli elettori della regione del nord, più ricca e dinamica, da tempo rivendicano una maggiore autonomia e mal sopportano l'assistenzialismo verso il sud. Rischia quindi di crollare il mito della secessione in tempi di Europa unita, e risvegliare il sogno mai del tutto sopito dell'indipendenza padana di Bossi e soci.
A fare da contraltare a De Weber, però, tornano a crescere i socialisti, che si impongono come primo gruppo alla Camera. Risultati, quelli di questa tornata elettorale anticipata, che rendono molto difficile la formazione del nuovo governo.
Dai socialisti del sud non arriva tuttavia una chiusura ai separatisti del nord: "Bisognerà governare con la N-Va" ha ammesso Paul Magnette, rappresentante socialista "Si tratta di un partito conservatore e nazionalista, ma non di un partito razzista come il Vlaams Belang".
Elio Di Rupo, italiano, da anni leader incontrastato del Ps belga, potrebbe ora ricevere l'incarico di formare il nuovo governo da Re Alberto II: "Abbiamo ottenuto un successo spettacolare, i socialisti tornano il primo partito in Belgio" ha affermato davanti ai suoi elettori dicendo che con i socialisti ha vinto "il rifiuto della società dell'egoismo e del ripiegamento su se stessa".
Da italiano, testimone delle evoluzioni localiste/separatiste/nazionalsocialiste della Lega Nord, invito Di Rupo e tutto il popolo belga a prestare attenzione e a non sottovalutare il caso di De Weber.

venerdì 11 giugno 2010

Requiem per un'opposizione che non c'è, PD come Ponzio Pilato


Il PD è d'accordo col PDL, o comunque vogliono le stesse cose, o altrimenti il PD vorrebbe fare le stesse cose ma non ne ha il coraggio. Non ci sono altre spiegazioni per giustificare l'atteggiamento da Ponzio Pilato che hanno tenuto i democratici a più riprese.
Era il 30 settembre 2009 quando alla Camera era all'esame la pregiudiziale di incostituzionalità sullo Scudo Fiscale, il vergognoso strumento per consentire agli evasori di far rientrare i capitali portati illegalmente all'estero pagando solo una piccola mancia e mantenendo l'anonimato.
Cinquantuno (51!) assenti tra le fila del Partito Democratico: Argentin, Bersani, Boffa, Bucchino, Boccuzzi, Calearo, Calgaro, Capodicasa, Carra, Ceccuzzi, Cesario, Cedurelli, D'Alema, Damiano, D'Antoni, De Micheli, Esposito, Fiano, Fioroni, Franceschini, Gaione, Garofani, Giacomelli, Gozi, La Forgia, Levi, Lolli, Lo Sacco, Maran, Martingoli, Martina, Meta, Mogherini, Mosella, Picierno, Pistelli, Pollastrini, Pompili, Porta, Rosati, Sani, Servodio, Tenaglia, Turco, Vaccaro, Vassallo, Vernetti, Villocco Calipari e Zampa.
Quel che è grave, è che con la loro presenza avrebbe potuto cambiare l'esito della votazione. O magari anche loro hanno tratto dei benefici dallo scudo fiscale - forse lo avrebbero fatto ma non ne avevano il coraggio, come dicevo prima.
Avevano promesso una 'Dura Opposizione', nei giorni prima del voto. S'è visto!
Loro sono stati eletti lì dove sono, e sono pagati profumatamente, proprio per farla, per contrastare con il loro voto l'azione di questa maggioranza arrogante ed autoritaria, che premia i disonesti.
Ieri si è consumato un nuovo capitolo di questa 'saga', al Senato nella votazione di fiducia sul ddl intercettazioni (la Legge Bavaglio, che sancisce la morte della Libertà d'Informazione).
Al momento del voto, i 113 senatori del PD hanno abbandonato l'aula:
Finocchiaro, Zanda, Casson, Latorre, Adamo, Adragna, Agostini, Amati, Andria, Antezza, Armato, Baio, Barbolini,Bassoli, Bastico, Bertuzzi, Bianco, Biondelli, Blazina, Bonino, Bosone, Bubbico, Cabras, Carloni, Carofiglio, Ceccanti, Ceruti, Chiaromonte, Chiti, Chiurazzi, Cosentino, Crisafulli, D'Ambrosio, Della Monica, Della Seta, De Luca, Del Vecchio, De Sena, Di Giovan, Donaggio, D'Ubaldo, Ferrante, Filippi, Fioroni, Fistarol, Follini, Fontana, Franco, Galperti, Garavaglia, Garraffa, Gasbarri, Ghedini, Giaretta, Granaiola, Ichino, Incostante, Leddi, Legnini, Livi Bacci, Lumia, Lusi, Magistrelli, Marcenaro, Marcucci, Marinaro,Marini, Marino, Marino, Maritati, Mazzuconi, Mercatali, Micheloni, Milana, Molinari, Mongiello, Morando, Morri, Musi, Negri, Nerozzi, Papania, Passoni, Pegorer, Perduca, Pertoldi, Pignedoli, Pinotti, Poretti, Procacci, Randazzo, Ranucci, Roilo, Rossi, Rossi, Rusconi, Sangalli, Sanna, Scanu, Serafini, Serra, Sircana, Soliani, Stradiotto, Tedesco, Tomaselli, Tonini, Treu, Veronesi, Vimercati, Vita, Vitali e Zavoli. Forse votando NO al ddl avevano proprio paura non passasse!
"Non parteciperemo perché noi vogliamo che risulti con ogni evidenza e con il rispetto sacro che abbiamo di quest'Aula e della legge il fatto che da qui comincia il massacro della libertà" parla la Finocchiaro, presidentessa del gruppo.
Cara Anna, che vuol dire questa perifrasi?! Il 'rispetto sacro a quest'aula', lo dimostri facendo il tuo compito, non certo andandotene! Se nel 2008 vi avessi votato, mi vergognerei di averlo fatto, profondamente.
Io voglio un'opposizione che si opponga, c*zzo!

giovedì 10 giugno 2010

Ma lo sanno di cosa parlano?


Mi ero già posto il quesito quando ho letto la risposta della SIAE a Roberto Cassinelli, deputato del Popolo della Libertà, che assieme ad una quarantina di colleghi aveva proposto un disegno di legge per permettere di riprodurre gratuitamente l'inno di Mameli, in qualità di "patrimonio della nazione".
La Società Italiana degli Autori e degli Editori fa sapere che l’inno nazionale è già fruibile senza il pagamento dei diritti poiché i diritti d’autore sono caduti diventando di pubblico dominio, come sempre accade, dopo 70 anni dalla morte dell’ideatore di un pezzo.
Magrissima figura per tutti i firmatari. Certo, è lecito non essere preparati su tutto, ma almeno informarsi prima di presentare un disegno di legge?
Lo segue a ruota il ministro Calderoli, che per la serie 'il bue che dà del cornuto all'asino', se ne esce con la sparata di ridurre gli stipendi dei calciatori; questa facile demagogia serve solo ad iconizzare un 'partito fuori dagli schemi' e avvicinare la Lega a quegli elettori disgustati ormai da tutto e tutti.
Gli risponde per le rime il presidente della Figc Giancarlo Abete, facendo sapere che quei soldi “derivano dalla risorse ricavate dalla Fifa e non avrebbero nessun aggravio sul bilancio dello Stato. La federazione è molto attenta alla gestione del bilancio federale. La dirigenza sportiva è molto attenta agli emolumenti e abbiamo sempre dato il buon esempio”.
BUON ESEMPIO, vero colpo basso: bisogna essere proprio maligni per usare dei termini simili nei confronti di un membro di un governo che voleva ridurre i propri emolumenti di poche centinaia di euro chiedendo però sacrifici a pensionati e dipendenti pubblici, scudando e condonando evasori e maneggioni vari.

mercoledì 9 giugno 2010

Fuori la Magistratura dai Cantieri!


Come al solito (come qui): mentre si rincorrono le indignazioni per le dichiarazioni del Premier ("Un inferno governare rispettando la Carta"), sottotraccia passano alcune disposizioni che indeboliscono ancora di più il potere giudiziario, quello più inviso al Cavaliere. In tema di lavoro, stavolta.
Nel provvedimento in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese sono state inserite alcune norme che prevedono che il datore di lavoro non sarà più obbligato a denunciare all’autorità locale di pubblica sicurezza gli infortuni sul lavoro con prognosi superiore a tre giorni, ma solo all’Inail, con il conseguente rischio che il giudice non possa perseguire eventuali rilievi penali. Questa incredibile e sciagurata novità, che passerà sotto silenzio, è stata denunciata dalla Cgil.
Così, mentre si scaricano sul personale sanitario altre incombenze, salta la conoscenza di quanto avviene nei luoghi di lavoro dell’autorità di pubblica sicurezza e delle Asl, e salta, anche e soprattutto, la certezza per la magistratura di essere messa a conoscenza di delitti penali da perseguire.

martedì 8 giugno 2010

Nella lotta contro i falsi invalidi si colpiscono le persone Down


All'articolo 9 della manovra antisprechi è contenuto il provvedimento che alza dal 74% all'85% la soglia dell'handicap per cui è previsto il mantenimento dell'assegno di assistenza. Secondo il governo, la misura è un efficace antidoto contro i falsi invalidi e le truffe allo Stato.
Quasi tutti i 38mila down italiani hanno un handicap riconosciuto del 75%, e resteranno quindi tagliati fuori dal contributo.
Sul piede di guerra il Coordown, coordinamento di 80 associazioni che promuovono i diritti delle persone down, che ha inviato una lettera alle massime istituzioni perché si possa rivedere la decisione: “Dai dati in nostro possesso risulta che soltanto il 10% delle persone con sindrome di Down accede ad un lavoro retribuito, per cui moltissime rimarrebbero senza alcun reddito."
Pietro Vittorio Barbieri, presidente della FISH, è sbigottito, e commenta: "Qui si mettono in gioco i diritti fondamentali dell’individuo. I falsi invalidi, secondo il ministro Tremonti, sarebbero le persone ai margini della società che - alla faccia del principio costituzionale della non discriminazione e del pieno sviluppo della personalità - vengono private dell’unica misura nazionale capace di incentivare la permanenza nel contesto familiare. Un aiuto che restituisce una seppur minima opportunità di inclusione sociale".

lunedì 7 giugno 2010

Riformare la Legge Merlin

La legge 75 del 1958, prima firmataria la deputata socialista Lina Merlin, è la legge che ha abolito la regolamentazione della prostituzione, ossia le case di tolleranza, e ha avviato la lotta allo sfruttamernto di essa.
Il principio conduttore della legge era la condanna al mercimonio del corpo delle donne, soprattutto se fatto da parte dello Stato; principio sottoscritto già nel 1955 con l'adesione dell'Italia all'ONU dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, che prevedeva "la repressione della tratta degli esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione".
Attenzione, le legge non proibisce, come molti pensano, la prostituzione, che dovrebbe rimanere una libera scelta dell'individuo, ma lo sfruttamento di essa.
Purtroppo, però, i risultati di questa legge sono sotto gli occhi di tutti: decine di migliaia di prostitute e prostituti costretti a vendersi sulle strade, quasi sempre sotto il controllo di protettori violenti e senza scrupoli.

La volontà di abolire questa legge viene ogni tanto tirata fuori dal cilindro, in tono populista per attirare qualche voto latente; giusto per citare due episodi recenti, i ministri Daniela Santanchè e Roberto Caldeorli.
I missini eredi dell'ideologia fascista votarono contro la sua approvazione, e la presa di posizione della Lega Nord ricalca quel percorso; sono sempre più frequenti gli accostamenti tra l'ideologia fascista e quella leghista (ne parlo qui e qui).

Quella che invece propongo io è una riforma della legge Merlin di orientamento radicale, radicale di sinistra però, che tuteli la libera autodeterminazione delle persone ed al contempo ne impedisca lo sfruttamento: non si tratta di una semplice riesumazione delle case chiuse, ma di permettere a chi vuole prostituirsi di costituire delle cooperative (cooperative di soci lavoratori, però, e qui sta la lotta allo sfruttamento) per l'esercizio dell'attività, rendendola visibile anche sotto il profilo fiscale.
Credo che istituire dei quartieri a luci rosse sul modello olandese sia una forma di ghettizzazione, ma è vero anche che mettere corpi nudi in vetrina può contravvenire alle regole del riguardo e urtare le sensibilità altrui. Essere laici, libertari ed aperti non significa impedire agli altri di avere un proprio giudizio, imponendo l'amoralità come valore, ma rispettare le diverse inclinazioni e personalità.

giovedì 3 giugno 2010

39 e 40!


Nei giorni scorsi, confuse tra gli strategismi mediatici e le battutine allusive, si sono registrate due nuove leggi ad personam del quindicennio italiano targato Berlusconi. Mentre il popolo degli 'indignati de noatri' si scannava sulle citazioni mussoliniane ("non ho potere, ce l'hanno tutto i miei gerarchi") il Parlamento asservito partoriva subdolamente due nuovi provvedimenti cuciti addosso a Mr. B.
Il primo, cioè il 39°, riguarda la banda larga: 20 milioni elargiti al mercato della rete per lo sviluppo di tecnologie e strutture a banda larga e larghissima; quando il Governo Prodi stanziò 900 milioni per lo stesso scopo, la destra (o quella che si fa chiamare così) attaccò lamentando che erano troppo pochi.
Perchè ad personam? Lo sviluppo delle tv via internet è ormai il solo nemico che può minare il monopolio mediatico del Cavaliere, che possiede metà del mercato e ne controlla l'altra metà. E abbiamo visto quanto è importante il potere mediatico oggi giorno.
Il secondo, cioè il 40°, è il salva-Mondadori: primo firmatario Alessandro Pagano del Pdl, la norma prevede che, in caso di due giudizi favorevoli consecutivi, “le controversie tributarie pendenti innanzi alla Cassazione possono essere estinte con il pagamento di un importo pari al 5% del valore della controversia... e contestuale alla rinuncia a ogni eventuale pretesa di equa riparazione”.
La Mondadori s’è vista contestare dall’Agenzia delle Entrate un’evasione Irpef e Ilor da 200 milioni di euro sul 1991. Dopo i primi due gradi di giudizio, vinti da Mondadori, la causa giace da dieci anni in Cassazione; così, in attesa della sentenza, è arrivata la leggina: se fosse condannata, la Mondadori pagherebbe 10 milioni anziché 200. Il tutto per decreto firmato dal presidente della Repubblica e da quello del Consiglio, proprietario della Mondadori.
Alla faccia delle leggi generali ed astratte.