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Enea Melandri

martedì 15 giugno 2010

La Scuola in Rivolta


Il Governo continua a stringere la corda, vista la classe docente, ormai rassegnata.

Da mesi, ormai, è scattata la rivolta, con tante iniziative di protesta e di informazione sulla situazione della scuola pubblica italiana, da parte di coordinamenti di genitori, di docenti, di lavoratori Ata, da parte dei sindacati e anche dei Partiti di opposizione, in tutta Italia.

Presidi permanenti davanti agli uffici scolastici provinciali sono ormai attivi in ogni parte d'Italia, e sono state centinaia le scuole occupate durante l'anno, così come le manifestazioni di protesta, con altrettanti coordinamenti nati in appoggio della causa (come Le scuole in rosso, Il coordinamento dei CdC e CdI di Bologna, Il coordinamento dei CdI e CG di Modena e Provincia, Retescuole, La rete dei CdC e CdI di Venezia, CGD – Coordinamento Genitori Democratici, Coordinamento genitori e insegnanti x la scuola pubblica di Padova e Provincia, La scuola siamo noi – Coordinamento Scuole Parma, Comitato in difesa della scuola pubblica, SOSscuola Genova, L’istituto comprensivo Montagnola-Gramsci di Firenze).
Dopo 32 anni di servizio, il preside dell’ITC “Tosi” di Busto Arsizio (Va), si è dimesso per protestare contro la riforma della scuola; episodio simile all’ Istituto Commerciale “Primo Levi” di Quartu Sant’Elena, in provincia di Cagliari, del 9 giugno, con le dimissioni in blocco dal ruolo di coordinatore di venti insegnanti. Oltre a tutti gli scioperi fatti nel corso dell'anno.

La riforma continua: agli di materie intere, eliminazione dei laboratori, sfascio degli ITIS (nei quali la riforma parte non solo dalla classe prima, ma anche da quelle successive!).
E intanto si regalano 19mila euro per ogni classe delle scuole private ed aumenti di 200 euro mensili solo agli insegnanti di religione.

Una forma di sciopero eccezionale è in atto da parte dei docenti: il blocco degli scrutini. Lo sciopero degli scrutini convocato dai Cobas e dal Coordinamento dei Precari della Scuola è iniziato il 7 e l’8 giugno in Emilia-Romagna, in Calabria e in provincia di Trento provocando il blocco di quasi un migliaio di scrutini. È proseguito il 10 e l’11giugno in Puglia, in Veneto e nelle Marche, l’11 e il 12 giugno in Sardegna e in Umbria, e ha ottenuto ottimi risultati come il blocco del 12 per cento degli scrutini in Veneto e del 26 per cento in Sardegna.
In Veneto sono stati bloccati gli scrutini di moltissime scuole superiori, in particolare nelle province di Venezia (per esempio l’Istituto d’Arte, il Liceo Artistico, lo Scientifico e il Nautico di Venezia, gli ITIS Zuccante di Mestre e Volterra di S. Donà di Piave, l’IPSIA D’Alessi di Portogruaro) e di Padova (per esempio l’ITC Calvi, l’ITIS Marconi, il Modigliani, il Leonardo da Vinci e il Newton). Tanti docenti e collaboratori scolastici hanno versato 10 euro alla Cassa di Resistenza per risarcire gli scioperanti della trattenuta.

Ora lo sciopero toccherà il suo apice, estendendosi il 14 e il 15 giugno in tutte le altre regioni italiane e nella provincia di Bolzano.
Fino a ora sono stati bloccati complessivamente almeno 4 mila scrutini nella scuola superiore, secondo il leader dei Cobas Bernocchi e se la protesta dilagherà potrebbero essere a rischio le prove d´esame nazionale per gli alunni delle scuole medie e superiori.

A fronte di questa situazione, appare del tutto inadeguata la risposta data dai maggiori sindacati italiani, CGIL, CISL e UIL, che non hanno promosso il blocco degli scrutini. Lo sciopero degli scrutini sta quindi prendendo una svolta del tutto auto-organizzata.

Il mio pensiero va a quei ragazzi che si vedono ostacolati nello svolgere le loro prove d'esame o nel loro licenziamento dalle classi; spero che riescano a comprendere la gravità della situazione, e che quello che viene fatto oggi non è CONTRO di loro, ma PER loro e PER IL LORO FUTURO.

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