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Enea Melandri

venerdì 30 luglio 2010

I Baroni Ringraziano


Nel disegno di riforma dell'università approvato dal Senato scompare la figura del ricercatore a tempo indeterminato. L’art. 12 del disegno di legge prevede, infatti, che per svolgere attività di ricerca, di didattica, di didattica integrativa e di servizio agli studenti, le università potranno stipulare contratti di lavoro subordinato a tempo pieno e determinato.
I contratti avranno durata triennale e potranno essere rinnovati soltanto per una volta. Se alla scadenza del termine complessivo di sei anni i ricercatori non avranno conseguito l’idoneità di professore associato e non verranno chiamati da alcuna università, dovranno andasene.
Il potere dei “baroni”, burattinai dei destini dei precari della ricerca, aumenterà considerevolmente, in barba agli slogan del Ministro Gelmini.
Nello stesso senso vanno anche le revisioni riguardanti il sistema dei concorsi. Per poter essere assunti dai singoli atenei come docenti occorrerà acquisire un’idoneità nazionale, riconosciuta da una commissione composta da quattro docenti ordinari estratti a sorte. Saranno poi le università, con commissioni interne, a chiamare gli idonei, in base alle proprie esigenze.
Il regime di permanente precarietà e l’accentramento del potere di selezione aumenta, di conseguenza, il peso dei professori ordinari, proprio contro i quali il Ministro tuonava mesi addietro preannunciando interventi punitivi.

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