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Enea Melandri

lunedì 15 novembre 2010

Tolleranti a Due Velocità

Il fatto è avvenuto a Berlino, dove un chirurgo, di origine ebrea, scopre in sala operatoria che il suo paziente ha un tatuaggio del Terzo Reich sull’avambraccio, e si rifiuta di operarlo.

Il comportamento del medico è comprensibile.
Ma non eticamente giusto. Lui deve fare il suo lavoro indipendentemente da chi ha di fronte. Non si può decidere chi operare e chi no in base a una valutazione morale. Sul tavolo operatorio non esistono criminali, ma solo persone. (ne parlo anche qui)

Inoltre, va sottolineato che il tatuaggio in questione non implica un comportamento criminale del paziente stesso. Può rappresentare l'adesione a idee orribili e disumane, ma neanche questo è certo: molti si tatuano o vestono o pettinano solo per conformarsi, senza essere nemmeno tanto consapevoli del significato di quei simboli, a destra come a sinistra.

C'è chi, come me, non giustfica il medico, che non può sottrarsi ai suoi doveri morali e deontologici, anche in una situazione sgradevole come quella. Ma ci sono anche quelli che appoggiano la scelta del medico, cioè quelli che sostengono la libertà di pensiero quando la pensi come loro, che sono contro i reati di opinione fino a che si parla di falci e martelli, ma non appena spunta qualcuno con una svastica tatuata (nessun reato giuridico, ndr) sono pronti a lasciarlo morire.

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