La RAI potrebbe essere definitivamente imbavagliata per scelta politica.
E' infatti in via di approvazione da parte della Commissione di vigilanza servizi radiotelevisivi un testo a firma di Alessio Butti, Senatore Pdl, di "Attoindirizzo sul pluralismo".
La RAI, sostiene la premessa al testo, relega in posizioni assolutamente minoritarie le idee, i valori e le proposte della maggioranza degli italiani. Un refrain già sentito, che ormai è l'unico scudo del partito di governo.
Secondo Butti va prevista la presenza in studio di due conduttori di diversa estrazione culturale nei format di approfondimento: cosa che potrebbe trasformare definitivamente qualunque programma di questo tipo in un pollaio; inoltre i partiti politici dovranno essere rappresentati in studio in proporzione al loro consenso. La morte delle idee alternative.
Altro capitolo rigurda gli opinionisti chiamati ad intervenire: il tempo a sostegno di una tesi va calibrato con uno spazio adeguato anche alla rappresentazione di altre sensibilità; ciò è ancora più necessario per quei programmi, apparentemente di satira o di varietà, che diventano poi occasione per dibattere temi di attualità politica.
Il testo continua "È opportuno che i temi prevalenti di attualità o di politica trattati da un programma non costituiscano oggetto di approfondimento di altri programmi, anche di altre reti, almeno nell’arco di otto giorni successivi alla loro messa in onda". Se un programma parla di un tema qualsiasi il lunedì, non se ne può più parlare fino al martedì successivo, in qualsiasi programma di approfondimento RAI.
"Il conduttore è sempre responsabile dell’attendibilità e della qualità delle fonti e delle notizie sollevando la Rai da responsabilità civili e/o penali" un fendente mortale al giornalismo d'inchiesta come quello di Iacona o della Gabanelli.
Le implicazioni ed i rischi per la libertà d'espressione, per il giornalismo e per il diritto di cronaca sono tanti e pericolosi. Il servizio pubblico televisivo rischia ancora una volta di diventare il campo di battaglia dello scontro tra la maggioranza e il diritto di fare e fruire informazione.
E, ancora una volta, con la scusa della par condicio si punta a sterilizzare e rendere vuota e noiosa la tv pubblica.
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