In mancanza di un governo che pensi al paese, la UE interviene.
Il 24 dicembre scorso è entrata in vigore la direttiva europea "rimpatri" 2008/115/CE, in contrasto con la vigente legge Bossi-Fini, che tanti danni ha fatto alimentando una violenta propaganda sulla pelle degli immigrati.
Visto il carattere vincolante delle normative europee (secondo l'articolo 117 della Costituzione), la direttiva smonta ed abolisce alcuni punti cardine della nostra legge sull'immigrazione, a cominciare dalla condanna penale per l’immigrato che disattende il decreto di espulsione alla non prorogabilità oltre i 18 mesi del decreto d’espulsione, che per la legge italiana assumeva carattere di infinitezza tra arresti, Cie e processi (con un enorme spreco di tempo e denaro per i tribunali).
Il self executing prevede l'immediata applicazione della direttiva europea da parte dei giudici, che sulla base di questa hanno cominciato ad archiviare i processi contro i clandestini, come avvenuto a Torino, Firenze e Pinerolo.
Si ripropone quindi lo scontro tra politica e magistrati. Il sottosegretario alla giustizia Mantovano, con un certo imbarazzo, ha dichiarato "La direttiva europea, secondo noi, non legittima le conclusioni di una parte della magistratura. Comunque al Viminale è in corso uno studio sulla portata della direttiva e sulle sue conseguenze sul meccanismo delle espulsioni e sul profilo penale della mancata osservanza del divieto di espulsione. Stiamo cercando di capire quanto questa interpretazione sia estesa".
Il capo della polizia Manganelli non è d'accordo con chi sostiene che la legge italiana e quella europea siano compatibili, e sta provvedendo a far cambiare le modulistiche tenendo conto della novità europea per evitare di essere sommersi da una marea di ricorsi.
La direttiva europea potrebbe essere solo il primo passo; quando la magistratura porterà i suoi dubbi sulla legge alla Consulta o alla Corte di Giustizia europea, questi potrebbero bocciare definitivamente la Bossi-Fini.
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