Il ministro Brambilla cavalca il populismo escogitando demagogici provvedimenti di scarso effetto (come già fece la sua collega Prestigiacomo, in seguito all'episodio della marea nera, qui) ma d'impatto, e lo fa dopo la notizia del no alle corride dal 2012 nella regione spagnola della Catalogna.
La titolare del dicastero del turismo annuncia che taglierà i finanziamenti a tutti quegli enti che per le loro manifestazioni, sagre e feste, usano animali.
Subito nell'occhio del ciclone il Palio di Siena, la storica (la sua prima attestazione risale al 1239) manifestazione della città toscana in cui spesso si vedono cavalli e fantini calpestati, feriti, contusi o peggio morti.
Credo che paragonare palio e corride sia assolutamente fuoriluogo.
La manifestazione senese nasce come una corsa, in cui, a volte, capitano incidenti; va anche detto che ad esempio il terreno (tufo, per la precisione) viene conservato di anno in anno nei depositi comunali e posato con la massima cura in uno strato così spesso da garantire la migliore situazione possibile per la corsa, diminuendo così i rischi di cadute per i cavalli.
La corrida, invece, è la spettacolarizzazione della tortura inferta all'animale dai toreri mediante uncini e lance, fino alla sua morte.
Voler proibire il Palio perchè alcuni cavalli o uomini muoiono, sarebbe come voler proibire la Formula 1 o la Moto GP perchè a volte le auto o le moto escono di pista, causando incidenti, feriti e morti.
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