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Enea Melandri

mercoledì 12 maggio 2010

Il Partito Democratico non è più così Democratico


Caposaldo della forza innovativa del PD erano le primarie, lo strumento principe della democrazia, con cui gli elettori sceglievano i candidati che si sarebbero poi presentati alle consultazioni.
In vista dell'assemblea nazionale del prossimo 22 maggio sono state presentate delle modifiche allo statuto che di fatto trasformano le primarie da 'regola' a 'eccezione'.
Dopo il caso Vendola, la cui candidatura era osteggiata dal gruppo dirigente, ma che le primarie hanno voluto candidato alla presidenza della regione Puglia, un Comitato di Redazione ha elaborato alcune proposte di modifica da sottoporre alla Commissione Statuto.

Oggi questa frase è contenuta nello Statuto, e rende concretamente vincolante il principio statutario fondamentale: «Vengono in ogni caso selezionati con il metodo delle primarie i candidati alla carica di Sindaco, Presidente di Provincia e Presidente di Regione». Secondo la proposta del Comitato verrebbe soppressa.

In base alla proposta del Comitato, per scegliere i candidati si svolgerebbero di preferenza primarie di coalizione a cui il PD parteciperebbe però con un suo “candidato ufficiale” scelto a maggioranza semplice dall'Assemblea territoriale del livello corrispondente. Dunque, convocate le primarie di coalizione, il partito in quanto tale verrebbe mobilitato a sostegno del suo candidato unico e i singoli iscritti perderebbero la libertà di sostenere chi vogliono loro. Per essere "autorizzati" a sostenere, a titolo individuale, un candidato diverso dovrebbero raccogliere le sottoscrizioni di almeno il 35% dei componenti dell’Assemblea.

Ma i pasticci non finiscono qui: il Comitato di Redazione propone di stabilire in statuto che, nel caso in cui non si tengano primarie di coalizione, “la decisione di ricorrere a primarie di partito, oppure di utilizzare un diverso metodo per la scelta dei candidati comuni concordato con le altre forze alleate, deve essere approvata con il voto favorevole dei tre quinti dei componenti dell’Assemblea del livello territoriale corrispondente.” Stando a quanto sta scritto nel testo diffuso dal Presidente della Commissione, quindi, se per una qualunque ragione si dovesse decidere di non fare le primarie di coalizione, servirebbero i tre quinti dell’assemblea per chiedere primarie di partito. Oggi i tre quinti dell'assemblea servono invece per evitarle.

Le primarie, nate per garantire la contendibilità della leadership, l'apertura alla società, la partecipazione libera ed influente di iscritti ed elettori, il mescolamento e la coesione della coalizione, verrebbero ridotte ad una competizione tra il candidato del PD e il resto del mondo.

Gero Grassi, componente del Comitato di redazione, nel suo intervento all'assemblea di Area Democratica a Cortona tesse le lodi delle modifiche proposte, presentandole come un “miglioramento” dello Statuto e sembra parli di un testo diverso rispetto a quello diffuso dal presidente della Commissione.
Il Presidente della Commissione dice che il testo è stato approvato dal Comitato all’unanimità, ma Grassi ribatte che non è quello il testo concordato.

Altro passaggio dubbio, e che sembra contemplare proprio il caso del governatore pugliese, candidatosi con SEL alle elezioni precedenti (quelle europee), è questo: "Gli iscritti che si sono candidati in liste alternative al PD, o comunque non autorizzate dal PD, sono esclusi e non più registrabili, per l’anno in corso e per quello successivo, nell’anagrafe degli iscritti".

Se il PD stava lentamente recuperando un po' della mia stima, con questa proposta (già solo averla presentata è uno smacco alla democrazia interna, se poi fosse approvata credo bisognerebbe cambiare nome al partito) la sta velocemente perdendo.

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